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Niente accordo sulla plastica a Ginevra.

BLOG: LA CHIMICA E LA SOCIETA' - 19 August, 2025 - 07:23

Luigi Campanella, già presidente SCI

Niente accordo alle Nazioni Unite sul trattato internazionale per limitare l’inquinamento da plastica. All’undicesimo giorno di trattative a Ginevra l’incontro con quasi 2000 partecipanti si e’ chiuso senza una intesa sulla riduzione della crescita di produzione della plastica e sull’adozione di controlli legalmente vincolanti sui componenti chimici utilizzati.

Il fallimento del negoziato replica quindi quello gia’ verificatosi un anno fa in Corea del Sud. Secondo quanto riportano le agenzie internazionali, nessuna delle due bozze di documento, presentate dal presidente del comitato creato nel 2022 con il mandato di raggiungere una intesa, l’ambasciatore ecuadoriano Luis Vayas Valdivieso, e’ stata accettata dai 184 Paesi al tavolo come base per il negoziato.

Il dubbio che su questo non-risultato ci possa essere un effetto dazi si basa su un semplice collegamento fra i 2 problemi: ad esempio visti i dazi su alluminio ed acciaio è probabile che le aziende europee e statunitensi vireranno ancor di più sui prodotti in plastica, come ad esempio ha dichiarato qualche tempo fa Coca-Cola. Le posizioni per porre fine a questo inquinamento, esteso a tutto il ciclo produttivo, devono poi fare i conti con le tensioni geopolitiche e gli equilibri industriali.

Ecco perché è particolarmente interessante comprendere qual è la posizione che l’Unione Europea intende portare avanti dopo il risultato al tavolo svizzero di questi giorni. Dei 2 documenti presentati in sede di Assemblea uno è stato espressione dei Paesi rigoristi sulle cui posizioni le divergenze riguardano questioni centrali: la definizione delle plastiche problematiche e prioritarie, l’inclusione delle microplastiche, i meccanismi di finanziamento – soprattutto a sostegno dei Paesi in via di sviluppo – e l’adozione di obiettivi chiari e misurabili di riduzione e gestione.

Dall’altra parte si è schierato un gruppo di Paesi definiti “Like-Minded“, tra cui figurano giganti petroliferi come Arabia Saudita, Cina, Russia e Iran. Questa fazione si oppone fermamente a qualsiasi limite alla produzione, sostenendo che il trattato dovrebbe concentrarsi esclusivamente su una migliore gestione dei rifiuti e sul riciclo, una posizione che, secondo gli esperti, non è sufficiente, dato che a livello globale oggi si ricicla appena il 9% della plastica prodotta.

In una posizione più sfumata si trovano gli Stati Uniti, che si sono dichiarati favorevoli a un trattato meno ambizioso, senza tagli netti alla produzione.

A dare voce alla comunità scientifica è stato il professor Richard Thompson, l’accademico che per primo coniò il termine “microplastiche”. Come riportato dal quotidiano britannico The Guardian, Thompson, presente a Ginevra, ha lanciato un appello ai delegati: “È davvero chiaro che per proteggere le generazioni future dobbiamo agire con decisione ora (…). Spero davvero che i negoziatori possano guardare negli occhi la prossima generazione e dire di aver agito con decisione”.

Forse già ora possiamo dire che questa speranza è andata delusa. Ad oggi ci dobbiamo accontentare dell’ultima versione del documento votato a Ginevra che ha tentato senza successo la sintesi delle 2 posizioni emerse. Esso non include limiti alla produzione di plastica, ma riconosce che gli attuali livelli di produzione e consumo sono “insostenibili” e richiedono “un’azione globale”. Il testo aggiunge che tali livelli superano le capacità attuali di gestione dei rifiuti e sono destinati ad aumentare, rendendo necessaria “una risposta globale coordinata per fermare e invertire queste tendenze”.

È stato anche proposto che i Paesi realmente interessati a un accordo lascino l’attuale processo e formino un “trattato dei volenterosi”, introducendo meccanismi di voto che eliminino la “tirannia del consenso”. Secondo l’ambientalista, senza un cambiamento radicale del metodo, i prossimi negoziati rischiano di concludersi con un nuovo fallimento.

Le prime reazioni chimiche dell’universo.

BLOG: LA CHIMICA E LA SOCIETA' - 15 August, 2025 - 21:00

Diego Tesauro

Se ci domandiamo quale sia la prima reazione chimica che avviene nell’universo primordiale, possiamo rimanere relativamente sorpresi rispetto alle specie coinvolte. A noi, studiosi delle reazioni nelle condizioni che ritroviamo sul nostro pianeta o che ci sono permesse di raggiungere mediante la tecnologia, ma soprattutto correlate alla composizione chimica dell’atmosfera, dell’idrosfera e della crosta terrestre, ci è difficile immaginare che l’elemento centrale della chimica primordiale sia l’elio. L’elio è l’elemento chimicamente più inerte di tutti e non è coinvolto nelle reazioni a causa della sua stabilità. Recentemente [1] però un team di ricercatori negli Stati Uniti e in Cina ha calcolato che una pressione estrema (nell’ordine dei tera-pascal – circa 10 volte la pressione trovata al centro della Terra) potrebbe teoricamente consentire la formazione di legami covalenti stabili tra elio e fluoro, formando il composto energeticamente stabile He3F2. Nell’universo primordiale però le condizioni sono diverse. Innanzitutto dominano tre soli elementi, i più leggeri, l’idrogeno, l’elio, e il litio, che si formano durante la fase della nucleo-sintesi nei primi secondi dopo il Big Bang, per gli altri bisogna aspettare la formazione delle stelle. Inizialmente sono tutti e tre completamente ionizzati, fino a che la temperatura non si abbassa, circa 400.000 anni dopo il big bang, abbastanza per permettere la ricombinazione degli elettroni con i nuclei per formare atomi neutri. A causa dell’alto potenziale di ionizzazione di 24.6 eV, l’elio fu il primo elemento a divenire neutro e pertanto disposto a dar luogo potenzialmente a reazioni chimiche. Ormai è acclarato che le prime molecole furono formate in un processo di associazione radiativa H⁺ + He → HeH⁺ + hν e conseguentemente che si formarono altri ioni piccoli ioni molecolari e molecole neutre tra cui H2⁺, H2, H3⁺+, LiH, LiH⁺, e le loro varianti deuterate. L’idruro di elio è stato ottenuto esattamente un secolo fa in laboratorio ed è presente anche nell’attuale universo, anche se in maniera meno abbondante. E’stato per la prima volta osservato nel 2016 (pubblicato nel 2019) nell’oggetto NGC 7027, una nebulosa planetaria (https://it.wikipedia.org/wiki/NGC_7027) situata approssimativamente a 3.000 anni luce di distanza nella costellazione del Cigno da un team di ricerca internazionale, usando lo Stratospheric Observatory for Infrared Astronomy (SOFIA) della NASA [2] (Figura 1).

All’età della ricombinazione degli atomi e la formazione delle molecole seguì la cosiddetta età oscura dell’universo: sebbene l’universo fosse ormai divenuto trasparente alla radiazione non esistevano ancora le stelle in grado di emettere luce. Dovevano trascorre diverse centinaia di milioni di anni prima che si formassero le prime. Perché la nube di gas dalla quale si forma una protostella collassi fino al punto in cui può iniziare la fusione nucleare, il calore deve essere dissipato. La dispersione avviene attraverso delle collisioni che eccitano atomi e molecole, che poi emettono questa energia sotto forma di fotoni.

 Al di sotto di circa 10mila gradi Celsius, tuttavia, questo processo diventa inefficace per gli atomi di idrogeno, che in quell’età dell’universo erano dominanti. Un ulteriore raffreddamento è potuto avvenire solo attraverso molecole in grado di emettere energia aggiuntiva attraverso rotazioni e vibrazioni.

Per il suo elevato momento di dipolo, lo ione HeH⁺ è particolarmente efficiente a queste basse temperature ed è stato a lungo considerato un candidato potenzialmente importante per il raffreddamento nella formazione delle prime stelle. Di conseguenza, la concentrazione di ioni idruro di elio nell’universo può avere avuto un impatto significativo sulla formazione delle prime stelle.

Figura 1 Lo ione HeH+ scoperto nella nebulosa planetaria NGC 7027. La nebulosa è visibile a 5 gradi a sud-est di Deneb, la stella più luminosa della costellazione del Cigno, alta nel cielo estivo. Immagine della NASA’s Ames Research Center. Nel
riquadro lo spettro IR che evidenzia il segnale del legame elio-idrogeno e che consente alla molecola di svolgere il suo ruolo di raffreddante delle nubi di gas che si contraggono e vanno a formare le stelle, come spiegato nel testo.

Durante questo periodo, le collisioni con gli atomi di idrogeno hanno costituito un importante percorso di degradazione per l’HeH⁺, portando alla formazione di un atomo neutro di elio e uno ione H2⁺, che successivamente hanno reagito con un altro atomo di idrogeno per formare, liberando un protone, una molecola di H2 cioè idrogeno molecolare, componente fondamentale delle nebulose dalle quali si formano le stelle (Figura 2).

I calcoli teorici suffragavano queste ipotesi, restava dimostrare l’effettiva efficacia di queste reazioni e soprattutto verificarne la velocità di reazione in funzione della temperatura.

Ora, per la prima volta [3], un esperimento nel rilevare le collisioni fra lo idruro di elio con il deuterio (scelto per ragioni di opportunità in luogo dell’idrogeno) è stato condotto presso il Cryogenic Storage Ring (Csr) dell’Mpik di Heidelberg, uno strumento unico al mondo per studiare le reazioni molecolari e atomiche in condizioni simili a quelle spaziali. La reazione ha prodotto la molecola HD con tasso maggiore di quello previsto, in quanto la velocità di reazione non rallenta al diminuire della temperatura, ma rimane pressoché costante

Figura 2 Un diagramma che illustra la reazione tra HeH+ e deuterio. (MPIK; copyright immagine di sfondo: W. B. Latter (SIRTF Science Center/Caltech) e NASA)

https://www.sciencealert.com/experiment-recreates-the-universes-very-first-chemical-reactions

Poiché le concentrazioni di molecole come l’HeH⁺ e l’idrogeno molecolare (H2 o HD) hanno giocato un ruolo importante nella formazione delle prime stelle, questo risultato costituisce un altro mattoncino nella comprensione della formazione delle stelle nell’universo delle origini.

[1] J. Hou et al. Chemical Bonding between Helium and Fluorine under Pressure J.Am.Chem.Soc. in ASAP https://doi.org/10.1021/jacs.5c06707

[2] R. Güsten et al. . Astrophysical detection of the helium hydride ion HeH+. Nature 2019, 568, 357-359

https://doi.org/10.1038/s41586-019-1090-x

[3]  F. Grussie et al. “Experimental confirmation of barrierless reactions between HeH+ and deuterium atoms suggests a lower abundance of the first molecules at very high redshifts” Astronomy and Astrophysics 699, L12 (2025) https://doi.org/10.1051/0004-6361/202555316

Dieci anni dopo la “Laudato sì”

BLOG: LA CHIMICA E LA SOCIETA' - 12 August, 2025 - 11:14

Mauro Icardi

“ Purtroppo, molti sforzi per cercare soluzioni concrete alla crisi ambientale sono spesso frustrati non solo dal rifiuto dei potenti, ma anche dal disinteresse degli altri. Gli atteggiamenti che ostacolano le vie di soluzione, anche fra i credenti, vanno dalla negazione del problema, all’indifferenza, alla rassegnazione comoda, o alla fiducia cieca nelle soluzioni tecniche.” Laudato sì Edizioni EDB Bologna 2015 pg. 14

Quando nel 2015 venne pubblicata  l’enciclica di Papa Francesco, personalmente credevo che potesse essere non dico risolutiva, ma che avrebbe suscitato un minimo di presa di coscienza più ampio sulle problematiche ambientali. Mi sembrava anche rivoluzionaria, rispetto al concetto che vede l’uomo come padrone assoluto, dominatore del pianeta

Dopo dieci anni purtroppo devo constatare, con una forte delusione, che neanche questa invocazione apostolica è servita a scalfire il muro di gomma e di indifferenza, con cui chi ha a cuore i problemi ambientali  finisce irrimediabilmente per scontrarsi.

Ho iniziato a rileggerla, così come mi riprometto di rileggere tutti i libri che hanno contribuito alla mia formazione sui temi ambientali, a partire da  i “Limiti dello sviluppo”.

Confesso di farlo non con l’intento di rivedere concetti di base, ma con intento direi quasi consolatorio.

La mia formazione ed il mio interesse per i problemi ambientali, nasce in primo luogo dall’educazione ricevuta dai miei genitori. Che mi hanno lasciato in dote l’amore per i libri, il rispetto per la natura. Educato al rispetto dei beni comuni.  Oggi credo che questo tipo di educazione sia assente in molti nuclei familiari.

Ho avuto la fortuna di avere insegnanti e docenti capaci di farmi appassionare, accendere ulteriormente la mia curiosità innata. La termodinamica  e la chimica fisica mi hanno sempre rapito nelle ore di lezione.

E mi sono servite, sia nel mio lavoro, sia nella comprensione del reale. La curiosità mi ha spinto a fare domande, superando la mia timidezza e vincendo il senso di inadeguatezza. Ho trovato maestri anche fuori dall’ambito del percorso di istruzione, e di questo sono grato e riconoscente. Un chimico modesto  che ha trovato fiducia. Anche la presenza su questo blog nasce da questo, e merita un grazie.

Ma è a questo punto che nascono i problemi. Anzi il problema, l’assillo quasi, che mi porto dietro da sempre.

Che è lo stesso che lo scomparso pontefice esprime nel brano che apre questo post. Ovvero quello di comunicare in maniera efficace i problemi ambientali. In un primo momento l’intenzione che avevo era quella di scrivere un “bignamino”, come quello che scrissi per la depurazione. Ma le cronache di questo ultimo anno mi hanno scoraggiato. E poi un post di quel tipo va attentamente preparato.

Ma facciamo semplicemente un piccolo esempio: concetti di chimica fisica, come il diagramma di fase dell’acqua, l’equazione di Clausius- Clapeyron  studiati al liceo o all’università, anche se dimenticati o studiati superficialmente dovrebbero fornire quella base, che dovrebbe automaticamente indurre alla riflessione, e alla voglia di rinfrescare la memoria o di approfondire. Farebbe capire che le “bombe d’acqua” (termine che detesto profondamente) hanno una spiegazione, sono la conseguenza del modo miope che usiamo nella cura della casa comune.  Invece sulla base della mia personale esperienza tutto questo non lo vedo accadere, non lo percepisco. Una pubblica opinione correttamente informata dovrebbe istintivamente reagire  quando si trova di fronte a disinformazione pacchiana e palese. Ma non riesce a farlo per diversi motivi: abitudine e poca voglia di fare fatica. Sia intellettualmente, che personalmente, nel decidere di cambiare le abitudini sbagliate.

Invece da chimico modesto quale mi sento di essere, mai come nel nostro vivere quotidiano noto un insopportabile disprezzo, che nessuno maschera, nei confronti dello studio e della conoscenza. Che viene sfruttato abilmente da una “politica” ormai del tutto asservita al potere finanziario, ancor prima che economico.

Gli Stati Uniti ne sono l’esempio eclatante. Il NOAA ( National Oceanic and Atmospheric Administration) sta affrontando una crisi senza precedenti, con oltre 1.000 licenziamenti in appena cinque settimane, dopo che la Corte Suprema degli Stati Uniti ha revocato la decisione di un tribunale federale della California che ne aveva dichiarato l’illegalità. Questi tagli seguono una linea politica ben definita della Casa Bianca, che mira a ridimensionare il governo federale, colpendo duramente i programmi di monitoraggio climatico.

In Italia le notizie di casi di ricovero per infezioni da West Nile provocano migliaia di commenti che deridono in maniera volgare e grossolana, quanto riportano i giornali. Uno degli effetti più diretti del cambiamento climatico sulla salute riguarda la diffusione delle malattie infettive. L’aumento delle temperature e i cambiamenti nei modelli di precipitazioni stanno espandendo le aree in cui vettori come zanzare, zecche e altri insetti possono sopravvivere e riprodursi. Ma normalmente la reazione è quella di negare, immaginare un complotto, e ritornare in una comoda “confort zone”.

E’ da molti anni che cerco di trovare una risposta ai negazionismi, senza averla ancora trovata. E tutto questo mi provoca un senso di sconforto, che gestisco con molta fatica. Dalla pubblicazione della “Laudato si” ad oggi, abbiamo mancato l’obbiettivo di contenere il riscaldamento del pianeta entro 1.5° C.

E non contenti di questo siamo riusciti anche a delegittimare la scienza. Sottoponendola a una sorta di tribunale dell’inquisizione planetario, dove chiunque può tranquillamente sbeffeggiare il lavoro di scienziati e ricercatori. Non riesco davvero a farmene una ragione, né a comprendere questo atteggiamento.

“L’aspetto più triste della vita in questo momento è che la scienza raccoglie informazioni più velocemente di quanto la società raccolga saggezza”  Isaac Asimov

Environmental feasibility of sustainable co-production of xylooligosaccharides and bioplastic from poplar sawdust

Chemical News - 11 August, 2025 - 01:44

Green Chem., 2025, 27,9480-9494
DOI: 10.1039/D5GC01539A, PaperOpen Access Open Access Creative Commons Licence&nbsp This article is licensed under a Creative Commons Attribution 3.0 Unported Licence.Xiaoxue Zhao, Ruolin Li, Qiang Yong, Caoxing Huang, Kai Lan
We evaluate the life-cycle environmental performance of producing xylooligosaccharides and bioplastic from poplar sawdust, demonstrating the environmental infeasibility of acetic acid pretreatment for xylooligosaccharides production.
The content of this RSS Feed (c) The Royal Society of Chemistry

Enhancing Verbena officinalis L. antioxidant yield through natural deep eutectic solvents and MOF synergetic application

Chemical News - 11 August, 2025 - 01:44

Green Chem., 2025, 27,9459-9479
DOI: 10.1039/D5GC01721A, PaperHaixiang Li, Kunze Du, Chong Liu, Yumin Yang, Cailin Ye, Xiaoxia Li, Yanxu Chang
A green extraction strategy was developed for bioactives from Verbena officinalis using NADES and MOFs, enabling efficient enrichment, antioxidant activity enhancement, and component analysis supported by DFT and machine learning.
The content of this RSS Feed (c) The Royal Society of Chemistry

Synthesis of value-added N-containing aromatic products from lignins: a review

Chemical News - 11 August, 2025 - 01:44

Green Chem., 2025, 27,9292-9312
DOI: 10.1039/D5GC00061K, Critical ReviewZimin Zhong, Yaqiu Zhao, Xiaolin Luo, Mengjun Xiao, Sibao Liu, Li Shuai, Lu Chen
This review focuses on various activation strategies for cleaving the lignin C–C/C–O bonds while forming new C–C/C–N bonds in the presence of transition metal and metal-free catalysts.
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Plasmon-Driven Enhancement in CO2 Photoreduction: Mechanistic Elucidation and Materials Design Strategies

Chemical News - 11 August, 2025 - 01:44
Green Chem., 2025, Accepted Manuscript
DOI: 10.1039/D5GC03066H, Tutorial ReviewHouxu Zhou, Suwei Wang, Pin Song, Yi Zhang, Wei Jiang, Jun Di
Under the background of global carbon neutrality, photocatalytic reduction of carbon dioxide (CO2) technology has become a research hotspot due to its sustainability and energy conversion potential. However, traditional photocatalysts...
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Powering lignocellulose biorefineries with solar energy – a critical review with furfural as a case study

Chemical News - 11 August, 2025 - 01:44

Green Chem., 2025, Advance Article
DOI: 10.1039/D5GC01462J, Critical ReviewOpen Access Open Access Creative Commons Licence&nbsp This article is licensed under a Creative Commons Attribution-NonCommercial 3.0 Unported Licence.Clément Spadetto, Cyril Hachemi, Mathieu S. Prévot
In the context of the defossilization of the chemical industry, integrating solar-powered chemical transformation into biorefinery plants unlocks novel strategies and synergies for future plant designs.
To cite this article before page numbers are assigned, use the DOI form of citation above.
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Low-temperature plasma-enabled CO2 dissociation: a critical analysis of plasma setups and conversion mechanisms toward scale-up valorization

Chemical News - 11 August, 2025 - 01:44

Green Chem., 2025, 27,9332-9356
DOI: 10.1039/D5GC02037A, Critical ReviewYuxuan Xu, Yuan Gao, Liguang Dou, Dengke Xi, Chong Qi, Baowang Lu, Tao Shao
This review analyzes recent advances and limitations in low-temperature plasma-enabled CO2 dissociation setups and mechanisms, proposing a strategic outlook for the techno-economic feasibility toward scale-up valorization.
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Using a bioderived CO2-responsive polymer as an easily removed pressure sensitive adhesive

Chemical News - 11 August, 2025 - 01:44

Green Chem., 2025, 27,9531-9540
DOI: 10.1039/D5GC00630A, PaperOpen Access Open Access Creative Commons Licence&nbsp This article is licensed under a Creative Commons Attribution 3.0 Unported Licence.Daniel Barker, Shannon Whitty, Tobias Robert, Parisa Bayat, Marc A. Dubé, Michael F. Cunningham, Guojun Liu, Philip G. Jessop
Combining renewable resources with CO2-responsive functionalities produced a pressure sensitive adhesive with adhesive properties like commercial cellophane tapes but can be easily removed from substrates using carbonated water at the end of life.
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An atomically dispersed Pt/γ-Mo2N(O0.3) catalyst for hydrogen production via aqueous-phase reforming of methanol

Chemical News - 11 August, 2025 - 01:44

Green Chem., 2025, 27,9559-9568
DOI: 10.1039/D5GC02092A, PaperYeteng Gong, Hengyue Xu, Yongsheng Li, Yaxuan Jing, Xiaohui Liu, Yanqin Wang, Yong Guo
Aqueous-phase reforming (APR) of methanol has emerged as a promising approach for hydrogen production.
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Hydrogenation-induced selective degradation of PET wastes

Chemical News - 11 August, 2025 - 01:44

Green Chem., 2025, 27,9569-9577
DOI: 10.1039/D5GC02071A, PaperBeibei Tan, Ming Lv, Xiaotian Qi, Zhiliang Huang
A novel hydrogenation-induced hydrothermal degradation strategy was demonstrated for upcycling of a range of real-life PET wastes into high-value 1,4-cyclohexanedicarboxylic acid (1,4-CHDA) and ethylene glycol (EG) in excellent yields under simple neutral water conditions.
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Electrolytic olefin epoxidation for sustainable synthesis of epoxy compounds

Chemical News - 11 August, 2025 - 01:44

Green Chem., 2025, 27,9414-9438
DOI: 10.1039/D5GC02487K, Tutorial ReviewHong-Ru Li, Chao-Yang Jing, Shan-Shan Chen, Alexander O. Terent'ev, Liang-Nian He
Electrolytic olefin epoxidation is a sustainable alternative to the thermocatalytic epoxidation. This article provides a state of the art overview in this field, focusing on the formation strategy of the reactive oxygen species.
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CO2-responsive membrane separation systems: a green solution for efficient separations

Chemical News - 11 August, 2025 - 01:44

Green Chem., 2025, 27,9313-9331
DOI: 10.1039/D5GC00220F, Critical ReviewLing Lei, Haohao Liu, Yunxiang Bai, Chunfang Zhang, Mingjie Yin, Wentao Wang, Liangliang Dong
CO2-responsive membrane separation systems represent an exciting separation technology owing to their ability to achieve controlled and efficient separation processes.
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Recent advancements in the chemical recycling and biodegradation of post-consumer polystyrene waste

Chemical News - 11 August, 2025 - 01:44

Green Chem., 2025, 27,9357-9413
DOI: 10.1039/D5GC02162F, Critical ReviewHongbo Lei, Zigao Wang, Songjun Li, Maiyong Zhu
From the viewpoints of energy efficiency, cost effectiveness, and eco-friendliness, we systematically summarize the recent advances in the chemical recycling and biodegradation of post-consumer polystyrene waste.
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Advancing perovskite solar cells with biomass-derived solvents: a pathway to sustainability

Chemical News - 11 August, 2025 - 01:44

Green Chem., 2025, Advance Article
DOI: 10.1039/D5GC02249E, PaperJongil Bae, Jeongbeom Cha, Min Kim, Jeehoon Han
A viable roadmap for achieving high-performance, cost-competitive, and environmentally sustainable perovskite photovoltaics from a laboratory scale to a global scale, combined with the module lifetime of GVL/EA-based perovskite solar technology.
To cite this article before page numbers are assigned, use the DOI form of citation above.
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Effective and scalable mechanochemical synthesis of platinum(II) heteroleptic anticancer complexes

Chemical News - 11 August, 2025 - 01:44

Green Chem., 2025, Advance Article
DOI: 10.1039/D5GC02781K, PaperFatin Rashid, Christopher P. Gordon, Jennette A. Sakoff, Jayne Gilbert, Felipe García, Janice R. Aldrich-Wright
A robust mechanochemical strategy enables rapid and scalable synthesis of platinum(II) anticancer complexes. This greener method reduces solvent use, boosts energy efficiency, cuts costs and promotes sustainable metal complex production.
To cite this article before page numbers are assigned, use the DOI form of citation above.
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Assessing mass intensity as a green chemistry metric: why expanding system boundaries is not enough

Chemical News - 11 August, 2025 - 01:44

Green Chem., 2025, Advance Article
DOI: 10.1039/D5GC02994E, PaperOpen Access Open Access Creative Commons Licence&nbsp This article is licensed under a Creative Commons Attribution 3.0 Unported Licence.Stefan Eichwald, Hesam Ostovari, Hannah Minten, Janine Meyer-Waßewitz, Dieter Förtsch, Niklas von der Assen
This study investigates under which circumstances the common practice of using mass intensities as proxies for environmental impacts is suitable—and where it fails.
To cite this article before page numbers are assigned, use the DOI form of citation above.
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Advancing solar-driven redox processes: pyrene-based covalent organic frameworks for efficient environmental remediation and H2O2 production

Chemical News - 11 August, 2025 - 01:44

Green Chem., 2025, 27,9254-9267
DOI: 10.1039/D5GC01711D, PaperA. Yaxuan Zheng, B. Siyu Han, C. Yuxin Sun, D. Zhangpei Chen, E. Yuqiu Huo, F. Jianshe Hu
The rational design of efficient photocatalysts is critical for solar-driven chemical conversions.
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Co-recycling of spent cathode and anode via redox-mediated lithiation

Chemical News - 11 August, 2025 - 01:44

Green Chem., 2025, 27,9230-9242
DOI: 10.1039/D5GC02248G, PaperZhimin Du, Peixiang Gao, Yuxiang Chen, Yingming Zhang, Yongzhi Liu, Xuejing Qiu, Lingling Xie
Co-recycling of spent cathode/anode via redox-mediated lithiation enables anodic de-lithiation and cathodic re-lithiation, regenerating Al, Cu, graphite and LiFePO4.
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